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La mafia uccide solo d'estate

La ridicolizzazione del “mito”. La mafia uccide solo d’estate è un’operazione molto diversa da quella fatta da Paolo Sorrentino con Il Divo, anche se la “presenza” di Giulio Andreotti potrebbe condurre a fare paragoni, soprattutto per il tono scelto. Ma se per Sorrentino la maschera era un mezzo per rileggere attraverso il grottesco la figura del “Mito”, la maschera nel film di Pif è usata per mettere alla berlina la figura dell’inquietante Potente. Come commedia vuole.

Pif con il suo primo lungometraggio punta più in basso, ma la sua è un’operazione consapevole. Quanti film sulla mafia abbiamo avuto in Italia? Quante critiche si leggono in giro sull’impossibilità del mezzo cinematografico di fare i conti una volta per tutte con una delle piaghe che prova a distruggere il paese da anni e anni? Ecco: Pif tenta nel suo piccolo di mettere una pietra tombale, sia (de)ridendo gli inquietanti Potenti che firmando un’opera di vero impegno civile.

Sarcastico, pungente ma anche toccante, La mafia uccide solo due volte è davvero un esordio sorpredente. Chi non conosce il Pif televisivo, quello de Le Iene e soprattutto Il Testimone, ne resterà stupito per la qualità tecnica e per la direzione piuttosto sicura, anche se non priva di qualche scelta acerba tipica forse dell’opera prima. Chi invece conosce il personaggio tv poteva anche aspettarsi una pellicola che di sicuro non fosse sciocca e volesse impegnarsi per andare oltre la media del panorama italiano. Effettivamente così è.

La mafia ha sempre influenzato la vita di tutti a Palermo, in un modo onell’altro. Il giorno in cui il noto mafioso Vito Ciancimino viene eletto sindaco nel 1969 è anche quello in cui nasce Arturo, e questa coincidenza avrà nella sua vita molte più conseguenze di quanto ci si potrebbe aspettare. Il ragazzo nutrirà infatti due ossessioni, ugualmente totalizzanti: l’amore tormentato per Flora, la compagna di banco di cui è innamorato sin dalle elementari, e quella per lo spaventoso legame tra la sua città e la mafia…

Quella che Pif mette in scena è una città in cui la “cultura della mafia” si va formando pian piano ma in modo esponenziale, senza che nemmeno i cittadini se ne rendano ben conto. Dal “mito” di Andreotti ad oggi, passando per tutte le tappe che hanno costruito una delle pagine più tristi della storia italiana contemporanea, Pif si prende gioco di una Storia che ormai non può che essere presa in giro: perché, dopo tutto ciò che è stato detto e tutto il cinema che ha calpestato l’argomento, è finalmente giunto il momento di riderne per davvero.
Per una volta gli stereotipi e i modi di vivere di un’epoca e di una città vengono usati con cognizione di causa. Pure il mito di Andreotti assume allo stesso tempo dei toni che potrebbero al solito essere inquietanti ma qui innanzitutto sono esilaranti. Arturo, da piccolo, lo prende quasi come un modello da seguire, una figura che indirettamente gli dà delle risposte su come agire nella vita quotidiana. Ad una festa in maschera si traveste persino da lui, scatenando l’ilarità dei compagni (ma non del prete, per il quale “è un grande uomo”).

“La mafia è come i cani: basta non gli si dia fastidio”. La mafia uccide solo d’estate descrive un paese che viene costretto a fare i conti col suo cancro di fronte all’evidenza. Perché dopo anni di stragi, anni di lutti terribili e improvvisi, funerali di stato, dichiarazioni (“la mafia c’è solo in Campania e Calabria”) e quant’altro, ma soprattutto dopo anni di omertà, non si può più far finta di nulla: anche se la mafia non ti tocca direttamente, influenza la tua vita comunque.

Pif usa in modo coraggioso anche il materiale di repertorio, che è vasto, ricco e doloroso nel suo essere mostrato in modo cronologico. Lo usa in modo originale e “rischioso” perché inserisce i personaggi all’interno di questi “documenti” come farebbe addirittura un Zemeckis. Ma l’effetto non è di lesa maestà, anzi: Pif sembra dire che di quella Storia ne abbiamo fatto parte, e che ci appartiene. Quando poi inserisce un bacio ad un funerale, capisci pure che ha delle intuizioni politiche.

Se la storia d’amore fra Arturo e Flora (interpretata nella versione adulta da Cristiana Capotondi) sembra più debole rispetto a tutto il resto, è perché è il contorno ad essere così importante e “di peso”. Invece Pif ha seriamente il dono della leggerezza: oltre a far ridere in moltissime scene, integra la storia d’amore impossibile e ventennale nella Storia facendola diventare un sottile filo conduttore.

Così facendo, l’autore regala a questa storia d’amore che parte con l’innocenza dei bambini e finisce con la coscienza e l’impegno dell’età adulta il compito non facile di trascinare narrativamente il film verso la sua conclusione di alto valore civile. Questo finale, pesantissimo a livello emotivo, potrà anche sembrare un’operazione da “dibattito post-proiezione”; invece racchiude il senso di tutto il film. Che serve per aprire bene gli occhi una volta per tutte, ma soprattutto serve da monito perché non ci sia più bisogno di eroi.

La mafia uccide solo d'estate - Poster

Storia di una ladra di libri

Storia di una ladra di libri

Storia di una ladra di libri è ambientato nella Germania della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista è Liesel, una vivace e coraggiosa ragazzina affidata dalla madre incapace di mantenerla, ad Hans Hubermann, un uomo buono e gentile, e alla sua irritabile moglie Rosa. Scossa dalla tragica morte del fratellino, avvenuta solo pochi giorni prima, e intimidita dai “genitori” appena conosciuti, Liesel fatica ad adattarsi sia a casa che a scuola, dove viene derisa dai compagni di classe perché non sa leggere. Con grande determinazione, è tuttavia decisa a cambiare la situazione e trova un valido alleato nel suo papà adottivo che, nel corso di lunghe notti insonni, le insegna a leggere il suo primo libro, Il manuale del becchino, rubato al funerale del fratello. L’amore di Liesel per la lettura e il crescente attaccamento verso la sua nuova famiglia si rafforzano grazie all’amicizia con un ebreo di nome Max che i suoi genitori nascondono nello scantinato e che condivide con lei la passione per i libri incoraggiandola ad approfondire le sue capacità di osservazione.

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Francesco da Buenos Aires - La rivoluzione dell'uguaglianza

La lotta contro la diseguaglianza che ha caratterizzato la sua vita, con una forza e una fede senza limiti, è mostrata nel film grazie alle immagini di repertorio in Argentina e a quelle girate in esclusiva in Italia. Un uomo che è sempre stato vicino alle persone che vivono ai margini della società. Jorge Mario Bergoglio oggi è vescovo di Roma, Papa della Chiesa cattolica, e a capo dello Stato della Città del Vaticano: tutte istituzioni secolari che sta trasformando con un lavoro quotidiano e progressista. Un Papa al servizio dei più poveri, dei più deboli e dei più piccoli.

Francesco da Buenos Aires - La rivoluzione dell'uguaglianza

Rio 2 – Missione Amazzonia

Tre anni dopo Rio, Carlos Saldanha (il regista dietro il successo della saga de L’Era Glaciale) torna a raccontare il suo Brasile. Quello impregnato di musica, gioia, allegria e natura. In Rio 2 – Missione Amazzonia protagonista è ancora una volta Blu, il pappagallino che adora gli agi della vita moderna. Ora però è sposato con Gioiel e ha tre figli, ai quali cerca di trasmettere tutte le sue conoscenze sulla preparazione di una perfetta colazione con le frittelle accompagnato da un sano zapping televisivo. Ma la consorte non vede molto di buon occhio questo suo lato “umano” e neppure la tranquilla e agiata vita in un’area protetta di Rio de Janiero. Tutto cambia quando si paventa la possibilità che loro non siano per davvero gli ultimi della loro specie. Così, seguendo il detto “moglie felice vita felice”, Blu acconsente a partire per la foresta Amazzonica abbandonando tutte le comodità (ma non il suo navigatore né il coltellino svizzero) e ritrovandosi così all’improvviso ad affrontare non solo il burbero suocero o il perfetto rivale in amore, ma una vita selvaggia dove si mangiano insetti (!) e dove per sopravvivere bisogna usare becco e artigli.

Se il primo Rio vi aveva convinto per lo humor e l’azione, il secondo Rio vi conquisterà definitivamente per la musica e i colori. Tutto è amplificato in questo sequel dove la parola d’ordine è divertimento e dove non c’è spazio per la monotonia. Già dalla sequenza iniziale, infatti, ambientata durante il carnevale di Rio de Janeiro, la melodia del Brasile diventa predominante ed è impossibile non farsi travolgere dal ritmo sfrenato. I due temi principali del film, la famiglia e la salvaguardia della natura, infatti, sono scanditi dagli stacchetti musicali coreografati con la maestria di Esther Williams, che fanno quasi passare in secondo piano i messaggi che si vuol trasmettere ai più piccoli. Innanzitutto l’importanza della famiglia, e che casa non vuol dire un mero edificio di mattoni (con la televisione) ma qualunque luogo al mondo dove si sta insieme, ma anche l’importanza della natura e degli enormi danni causati dallo sfruttamento selvaggio del territorio. Il cattivo del film infatti non è il suocero, che si ritrova a dover fare i conti con un genero che proprio non si aspettava, e neppure Miguel (Nigel in originale), il cacatua vendicativo che trova in una tenera ranocchia velenosa la sua più fida (e innamorata ) alleata, bensì gli uomini e la loro insaziabile fame di denaro, decisi a distruggere l’intera foresta Amazzonica per un puro interesse economico.
Punto forte del film è anche una comicità degna della miglior commedia americana (tanti i riferimenti, seppur involontari, a Ti presento i miei), e non manca neppure un riferimento calcistico nell’anno dei mondiali brasiliani. (http://www.bestmovie.it/)

L'era glaciale L'era glaciale 2: il disgelo L'era glaciale 3 - l'alba dei dinosauri L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva - Poster Dal 30 aprile | Rio Rio 2 - Missione Amazzonia - Poster Robots Ortone e il mondo dei Chi

Gigolò per caso

Fioravante è un uomo solitario e sensibile che lavora in un negozio di fiori e conduce una vita senza troppe ambizioni. Murray è un commerciante di libri attratto dal guadagno facile. I due sono amici e, per guadagnare un po’ di soldi, decidono di mettere su una bizzarra società: grazie alla sua capacità di capire le donne e all’abilità nell’attirare la loro attenzione pur non essendo certo un adone, Fioravante vestirà i panni del gigolò col nome d’arte Virgil, mentre Murray farà il manager e gli procurerà le clienti. Le prime a beneficiare dei servizi di Virgil sono due avvenenti signore alla ricerca di emozioni: la Dottoressa Parker, dermatologa giunta a un bivio nella propria esistenza, e la sua amica Selima. La terza è invece la vedova di un rispettato Rabbino che, rimasta sola con i sei figli, sente un disperato bisogno scoprire cose nuove con grande sconforto di Dovi, poliziotto della comunità ortodossa da sempre innamorato di lei. Così, mentre Murray scoprirà che non è poi così facile essere un protettore, Avigal, la Dottoressa Parker e Selima vedranno soddisfatti i loro desideri, Dovi riuscirà ad esprimere i propri sentimenti e Fioravante imparerà a seguire il suo cuore…

Woody Allen

Midnight in Paris Scoop Sogni e delitti Match Point Enything Else To Rome with Love - Locandina Woody Allen: A Documentary - Manifesto Gigolò per caso

Ul vin e i donn a tiran scemu l'omm

Ingresso ad offerta libera
L’incasso sarà devoluto a Onlus “La Colombina” per il sostegno ai ragazzi disabili

Commedia brillante in due atti di Luisa Sala
Regia di Corinna Mapelli

IRENE – Adriana Oggionni
SANTINA – Luisa Sala
DON REDENZIO – Carlo Tentori
SGRIGNAPOLA, il barbone – Salvatore Pagano
FIORDALISO, l’ostessa – Denise Cambiaghi
SINDACO – Andrea Agorni
MARESCIALLO – Alessandro Casiraghi
FRANCA, moglie di Pierino – Cristina Brivio
TERESA, moglie di Angelo – Sandra Tasca
ANNA, moglie del macellaio – Anna Giudici
SERAFINA, la prestinera – Santina Giudici
PIERINO – Giovanni Mapelli
ANGELO – Matteo La Bella
MACELLAIO – Pino Bellantonio
FORNAIO – Edoardo Vastola
CANDIDA, cugina di Fiordaliso – Corinna Mapelli
Con la partecipazione di Roberto Corbetta nel ruolo di Pasqualino, il ciucatun

Ul vin e i donn a tiran scemu l'omm - Locandina

Noah

Noah

Ispirato dalla storia epica di coraggio, sacrificio e speranza del biblico Noè che, in un mondo devastato dal peccato umano, è chiamato da Dio a compiere una incredibile missione: costruire un’arca prima che un diluvio apocalittico distrugga il mondo. Noè e la sua famiglia intraprenderanno così un cammino fatto di paura e fede, distruzione e trionfo, avversità e speranza.

 Robin Hood - di Ridley Scott - con Russell Crowe - Poster The Next Three Days - Locandina American Gangster - Locandina A beautiful mind - Poster Rapimento e riscatto Un'ottima annata - Poster Les Misérables - Manifesto

Russell  Crowe

Noè

  Jennifer  Connelly

Naameh

  Ray  Winstone

Tubal-Cain

  Emma  Watson

Ila

  Logan  Lerman

Cam

  Douglas  Booth

Sem

  Dakota  Goyo

Noè giovane

  Anthony  Hopkins

Matusalemme

  Kevin  Durand

Og

  Sami  Gayle

Sami

  Marton  Csokas

Lamech

  Madison  Davenport

Na’el

  Nick  Nolte

Samyaza

  Frank  Langella

Azazel

  Mark  Margolis

Magog

  Finn  Wittrock

Tubal Cain giovane

  Ariane  Rinehart

Eve

  Gavin  Casalegno

Shem giovane

  Nolan  Gross

Ham giovane

  Skylar  Burke

Ila giovane

  Leo  McHugh Carroll

Japheth

  Adam M.  Griffith

Adam

  Jóhannes Haukur  Jóhannesson

Cain

  Gregg  Bello

Testu-Kol

  Arnar  Dan

Abel

  Joseph Garcia  Quinn

Javan Tabal

Blue Jasmine

Blue Jasmine

Di Woody Allen. USA 2013. Commedia; con Alec Baldwin, Cate Blanchett, Louis C.K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay

Oscar

C’era una volta Jasmine, reginetta mondana di Park Avenue, sposata al carismatico Hal, uomo d’affari che la viziava e lusingava. Ma Hal era anche un truffatore e un fedifrago e la fine del loro matrimonio ha portato Jasmine alla bancarotta e all’esaurimento nervoso. Sola e in balìa degli antidepressivi, la donna si trasferisce a San Francisco per vivere con la sorella Ginger, che spinge ad essere più ambiziosa in amore, scatenando la reazione del fidanzato di lei, Chili.

 

Philomena - di Stephen Frears

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Frears in Concorso con un incredibile trattato sull’equilibrio cinematografico. Dench e Coogan da applausi

Philomena Lee custodisce un segreto doloroso. Nel 1952, ancora adolescente, rimane incinta. Mandata nel convento di Roscrea, luogo in cui vengono rinchiuse le “ragazze perdute”, dà alla luce Anthony. Che solamente un paio d’anni più tardi viene affidato dalle suore ad una famiglia americana. 50 anni dopo, la donna – che non ha più saputo nulla del bambino – è ancora alla ricerca di suo figlio. Lo scrittore e giornalista Martin Sixsmith, venuto a conoscenza della sua storia, intraprende con lei un viaggio che non

solo rivelerà l’incredibile vicenda del figlio, ma finirà per unirli in un legame speciale.
Stephen Frears torna in Concorso a Venezia sette anni dopo The Queen: la regina, stavolta, è Judi Dench, all’ennesima prova straordinaria, affiancata da un altrettanto eccellente Steve Coogan, coautore della sceneggiatura e produttore del film, tratto dal libro “The Lost Child of Philomena Lee” di Martin Sixsmith, pubblicato nel 2009 e basato sulla storia vera di una madre alla ricerca del figlio perduto.

Philomena - Judi Dench, Steve Coogan e Charlie Murphy

Philomena - Poster

Mr. Peabody e Sherman

Mr. Peabody e Sherman

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Dagli anni ’60 tornano il cagnino saccente e suo figlio umano: animazione pedagogica, formativa e un filo stracca

Mr. Peabody è un super cane, di più, un canissimo antropomorfo: papillon e occhiali hipster, è inventore, scienziato, chef, sportivo, premio Nobel, cena con il presidente Usa, e ha adottato un bambino, Sherman, che gli somiglia, a partire dagli occhiali piazzati sotto i capelli fulvi fulvi. Vi ricorda, almeno i più vecchi tra voi, qualcosa? Se guardavate la ABC negli anni ’60, le strisce animate di Rocky & His Friends, nate dalla penna di Jay Ward: insieme a Peabody e Sherman, anche Rocky lo scoiattolo volante e l’alce Bullwinkle J. Moose. Poteva la DreamWorks lasciarli nel dimenticatoio, stante la carenze di nuove idee nella Hollywood contemporanea?

No, ed eccoli di nuovo, cane e bambino, a zampettare per il pubblico, muniti di 3D e la regia animata di Rob Minkoff, il regista de Il Re Leone: ariecco Mr. Peabody e Sherman. Tra le invenzioni di Mr Peabody, spicca la macchina Tornindietro, grazie a cui padre e figlio adottivo viaggiano nel tempo e nella storia, intercettando Maria Antonietta, la Rivoluzione Francese e gli antichi egizi. Tutto bene? Quasi, perché Sherman a scuola viene bullizzato, ovvero trattato come un cane, e affonda i denti… Ma deve tornare la pace, e per colpire la bulletta compagna di classe il bambino sovrautilizza Tornindietro: come rimetter al proprio posto Einstein, i centurioni romani e altri personaggi storici ritornati qui e ora in mezzo a noi?

Animazione pedagogica, ecologista e formativa, Mr. Peabody e Sherman mette nell’angolo scuola e servizi sociali, per cantare le lodi della paternità più o meno delegata: qua e là spunta la stanchezza, qua e là i piccini diranno: “Ma è per noi?”, ma la morale suona bene, della serie “Ogni cane dovrebbe possedere un bambino”. Qua la zampa, pardon, la mano! (Federico Pontiggia)

  Mr. Peabody e Sherman